Sono un ventriloquo del silenzio
sussurro con voce d'abisso
la profondità dei miei pensieri
ne trattengo a stento il senso
ma costantemente vibro nell' anima
al suono delle sue parole incompresibili

06/06/1996

martedì 18 giugno 2013

La salita finita

Perduti su una strada con i sassi ancora caldi
gli occhi rapiti dal tramonto di fronte
le gambe lisce coi muscoli contratti
e la discesa che si perde nell'ombra,
nel versante percorso la sera è  inoltrata
qua in cima il sole, quel poco che rimane
col suo rosso rende breve ogni sguardo
e rimane traccia nella retina,
una volta che la palpebra si abbassa,
come una ferita luminosa.

Perduti o ritrovati alla fine della salita
col cuore in subbuglio ed i piedi in fiamme
le mani e le ascelle e la schiena sudate
l'amore strizzato come una maglia,
in questo versante la vita è fatica
ma rende svegli e vigili la sua rincorsa
una volta che tramonterà il giorno
la luce ancora dispersa tra le fronde
renderà nitido il cammino verso il mare
durerà il tempo di una notte che scende.

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PERCHE' SCRIVO

Un giorno dissi a voce alta mentre ero sui banchi del ginnasio "l'alba di una fine e il tramonto di un inizio" parafrasando quello che diceva la prof, lei e due mie compagne di classe rimasero colpite da questo istintivo e per me banale gioco di parole ed io ne rimasi lusingato. Avevo 15 anni e dopo una delusione d'amore ho iniziato a scrivere e non ho più smesso. Ultimamente sto cercando di usare questo strumento di comunicazione per descrivere la bellezza del posto dove vivo.