Più di un singulto
un conato mi coglie
e non riesco a contenerlo,
questa nausea mi ossesiona e divora
in un vortice caotico.
Sto
in precario equilibrio
nell'inutile breccia,
lasciata inesplorata,
della consapevolezza.
Come illuminato dal sole
rifletto la luce
sul mio raccolto
ma nessuno vede
se non l'ombra
che si crea.
Lanciati a pugni
i semi dell'innocenza
è cresciuta
dopo una stagione
nella nuda terra
la mia vergogna.
Mi consolo
solo
a veder tra le stoppie
bruciare
la mia ingenuità.
Sono un ventriloquo del silenzio
sussurro con voce d'abisso
la profondità dei miei pensieri
ne trattengo a stento il senso
ma costantemente vibro nell' anima
al suono delle sue parole incompresibili
06/06/1996
sussurro con voce d'abisso
la profondità dei miei pensieri
ne trattengo a stento il senso
ma costantemente vibro nell' anima
al suono delle sue parole incompresibili
06/06/1996
giovedì 31 maggio 2012
lunedì 28 maggio 2012
Clarissa
Un minuto solo ti è bastato
e in uno sguardo di me sapevi tutto
in un istante ogni porta avevi aperto
come se altre volte l'avessi fatto
ero nudo improvvisamente fragile
senza maschere e una via di fuga
davanti a te che mi raccontavi
l' infelicità della mia vita
allora solo allora e per sempre
mi accorsi che ero più cenere io
di quei cumuli di libri dopo il rogo
allora e per sempre trattenni
sul cuore un residuo stampato
l'impronta di un uomo che vissuto
realmente aveva tutti i suoi anni.
e in uno sguardo di me sapevi tutto
in un istante ogni porta avevi aperto
come se altre volte l'avessi fatto
ero nudo improvvisamente fragile
senza maschere e una via di fuga
davanti a te che mi raccontavi
l' infelicità della mia vita
allora solo allora e per sempre
mi accorsi che ero più cenere io
di quei cumuli di libri dopo il rogo
allora e per sempre trattenni
sul cuore un residuo stampato
l'impronta di un uomo che vissuto
realmente aveva tutti i suoi anni.
domenica 27 maggio 2012
LIBERTA'
Non c'è ragione di togliercela
la libertà
noi a meno ne faremo
distratti e corrotti
nel crederla un pericolo
più che un diritto
non più gabbie
perchè il terrore tiene
più di una catena,
staremo immobili
nell'ora d'aria
senza guardie
solo noi stessi
non sapremo più
chi è il nemico
perchè tutti lo saranno
tranne quelli dietro al vetro
che mai vedremo
e le case-prigioni
saranno i nostri rifugi
dal vicino
non ci costringeranno
faremo noi tutto quello
che loro vorranno,
dentro al labirinto
nello stesso modo
ci muoveremo
verso la stessa uscita
allineati andremo
non dovranno bruciarli
i libri
perchè nessuno più li leggerà
nessuna inquisizione
o censura tornerà
i monitor e gli smartphone
ci completeranno
non parleremo più tra noi
senza intermediaria
una tecnologia
le idee non devono
odorare di umanità
ma eteree come utopie
devono scemare
in distanze
mai sapremo di essere
vittime dell'omologazione
sterili consumatori di merci
viaggiatori senza viaggio
studiosi passivi di storia,
scienza ed economia
schiavi inconsapevoli
di un'invisibile minoranza.
o peggio guarderemo
estasiati i fili che ci sostengono
e guidati consumeremo la vita
come richiesto
credendo vera
la felicità
che ci impongono.
la libertà
noi a meno ne faremo
distratti e corrotti
nel crederla un pericolo
più che un diritto
non più gabbie
perchè il terrore tiene
più di una catena,
staremo immobili
nell'ora d'aria
senza guardie
solo noi stessi
non sapremo più
chi è il nemico
perchè tutti lo saranno
tranne quelli dietro al vetro
che mai vedremo
e le case-prigioni
saranno i nostri rifugi
dal vicino
non ci costringeranno
faremo noi tutto quello
che loro vorranno,
dentro al labirinto
nello stesso modo
ci muoveremo
verso la stessa uscita
allineati andremo
non dovranno bruciarli
i libri
perchè nessuno più li leggerà
nessuna inquisizione
o censura tornerà
i monitor e gli smartphone
ci completeranno
non parleremo più tra noi
senza intermediaria
una tecnologia
le idee non devono
odorare di umanità
ma eteree come utopie
devono scemare
in distanze
mai sapremo di essere
vittime dell'omologazione
sterili consumatori di merci
viaggiatori senza viaggio
studiosi passivi di storia,
scienza ed economia
schiavi inconsapevoli
di un'invisibile minoranza.
o peggio guarderemo
estasiati i fili che ci sostengono
e guidati consumeremo la vita
come richiesto
credendo vera
la felicità
che ci impongono.
venerdì 25 maggio 2012
Don chisciotte
Cadrò di nuovo
in sintonia con la terra
e lungo il mio viaggio
di lividi e fratture
il dolore mi sarà fratello
non possono affondarmi
queste ossa scomposte
perchè anche come sacco
valgo di più di una bugia
e di un compromesso
ed è inutile scalciarmi
perchè vivo rotolerò
fino anche all'infinito
la dignità non si deforma
neanche se calpestata
quindi guardami se riesci
anche se non capisci
questa fierezza nella sconfitta
questo assalire i mulini a vento
in sintonia con la terra
e lungo il mio viaggio
di lividi e fratture
il dolore mi sarà fratello
non possono affondarmi
queste ossa scomposte
perchè anche come sacco
valgo di più di una bugia
e di un compromesso
ed è inutile scalciarmi
perchè vivo rotolerò
fino anche all'infinito
la dignità non si deforma
neanche se calpestata
quindi guardami se riesci
anche se non capisci
questa fierezza nella sconfitta
questo assalire i mulini a vento
lunedì 14 maggio 2012
Poeti solitari
Siamo poeti solitari
perduti in parole incomprensibili
senza metrica e musica
con idee in fermento
ma il cuore afasico.
Sprechiamo energie per liberarci
dalla contenzione della parola
che limita la stessa definizione
della più umile emozione,
stiamo a contar le sillabe e gli accenti
del nostro singhiozzo farneticante
anestetizzando l'istinto primordiale
del continuo rigurgito di emozioni.
Siamo poeti solitari
rinchiusi in camere di vetro
ad ammirare gli aloni di vapore
dei nostri stanchi respiri,
cercando di urlare e di farci capire.
Siamo poeti solitari
rivoluzionari nel silenzio delle parole
o solo nelle intenzioni,
statici ma non complici
di questa schizofrenia collettiva.
Io e me stesso
due inutili poeti rimasti
a leggersi e scriversi
senza quasi capirsi
nella dicotomia tra occhio
e penna di una psicosi
letteraria senza senso,
cerchiamo degli altri il consenso
come il matto
su un lettino sdraiato
attende una parola di confort.
Io e me stesso
mai veri poeti
solo spettatori vinti
del lento e inesorabile
declino della società.
perduti in parole incomprensibili
senza metrica e musica
con idee in fermento
ma il cuore afasico.
Sprechiamo energie per liberarci
dalla contenzione della parola
che limita la stessa definizione
della più umile emozione,
stiamo a contar le sillabe e gli accenti
del nostro singhiozzo farneticante
anestetizzando l'istinto primordiale
del continuo rigurgito di emozioni.
Siamo poeti solitari
rinchiusi in camere di vetro
ad ammirare gli aloni di vapore
dei nostri stanchi respiri,
cercando di urlare e di farci capire.
Siamo poeti solitari
rivoluzionari nel silenzio delle parole
o solo nelle intenzioni,
statici ma non complici
di questa schizofrenia collettiva.
Io e me stesso
due inutili poeti rimasti
a leggersi e scriversi
senza quasi capirsi
nella dicotomia tra occhio
e penna di una psicosi
letteraria senza senso,
cerchiamo degli altri il consenso
come il matto
su un lettino sdraiato
attende una parola di confort.
Io e me stesso
mai veri poeti
solo spettatori vinti
del lento e inesorabile
declino della società.
Il ginepro
Ho in me il dolore emergente
di un germoglio che spacca la roccia
e fecondo si erge in stelo di foglie
come ali verdi in un volo radente
mi nutro di sabbia e acqua piovana
che colora di muschio le pareti spioventi
e salgo librandomi a quel lembo di cielo
per scaldarmi al rapido scorrere del sole
Sto eretto sicuro e fiero di me
e vivo contro la gravità
della vita stessa
che ci appiattisce
nell'utile mediocrità.
di un germoglio che spacca la roccia
e fecondo si erge in stelo di foglie
come ali verdi in un volo radente
mi nutro di sabbia e acqua piovana
che colora di muschio le pareti spioventi
e salgo librandomi a quel lembo di cielo
per scaldarmi al rapido scorrere del sole
Sto eretto sicuro e fiero di me
e vivo contro la gravità
della vita stessa
che ci appiattisce
nell'utile mediocrità.
sabato 5 maggio 2012
Sull'anima
In distanti destini
ora mi consolo
lontano
dalla stasi dell'anima
dalla stasi dell'anima
reclinata in pose
insostenibili
insostenibili
al rigido corpo
riverso
sull'indeformabile
materia
della realtà
marcio
un piede avanti
ed uno perso
all'infinito
all'infinito
al passo
dell'età inconsolabile
dell'età inconsolabile
del “non ho fatto”
eppure
impermeabile
al rimpianto
vivo
la felicità
come un prestito
interiore
effimero
e passeggero
della vita
non come un dono
esterno
che alla fine
perdendo
rimpiangerei
questa anima
che forse
mi contiene
o che forse
come calco interiore
della mia fragilità
contengo
a volte
mi attraversa
in raggi
che chiamo
felicità.
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PERCHE' SCRIVO
Un giorno dissi a voce alta mentre ero sui banchi del ginnasio "l'alba di una fine e il tramonto di un inizio" parafrasando quello che diceva la prof, lei e due mie compagne di classe rimasero colpite da questo istintivo e per me banale gioco di parole ed io ne rimasi lusingato. Avevo 15 anni e dopo una delusione d'amore ho iniziato a scrivere e non ho più smesso. Ultimamente sto cercando di usare questo strumento di comunicazione per descrivere la bellezza del posto dove vivo.