Sono un ventriloquo del silenzio
sussurro con voce d'abisso
la profondità dei miei pensieri
ne trattengo a stento il senso
ma costantemente vibro nell' anima
al suono delle sue parole incompresibili

06/06/1996

lunedì 14 maggio 2012

Poeti solitari

Siamo poeti solitari
perduti in parole incomprensibili
senza metrica e musica
con idee in fermento
ma il cuore afasico.
Sprechiamo energie per liberarci
dalla contenzione della parola
che limita la stessa definizione
della più umile emozione,
stiamo a contar le sillabe e gli accenti
del nostro singhiozzo farneticante
anestetizzando l'istinto primordiale
del continuo rigurgito di emozioni.

Siamo poeti solitari
rinchiusi in camere di vetro
ad ammirare gli aloni di vapore
dei nostri stanchi respiri,
cercando di urlare e di farci capire.
Siamo poeti solitari
rivoluzionari nel silenzio delle parole
o solo nelle intenzioni,
statici ma non complici
di questa schizofrenia collettiva.

Io e me stesso
due inutili poeti  rimasti
a leggersi e scriversi
senza quasi capirsi
nella dicotomia tra occhio
e penna di una psicosi
letteraria senza senso,
cerchiamo degli altri il consenso
come il matto
su un lettino sdraiato
attende una parola di confort.

Io e me stesso
mai veri poeti
solo spettatori vinti
del lento e inesorabile
declino della società.

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PERCHE' SCRIVO

Un giorno dissi a voce alta mentre ero sui banchi del ginnasio "l'alba di una fine e il tramonto di un inizio" parafrasando quello che diceva la prof, lei e due mie compagne di classe rimasero colpite da questo istintivo e per me banale gioco di parole ed io ne rimasi lusingato. Avevo 15 anni e dopo una delusione d'amore ho iniziato a scrivere e non ho più smesso. Ultimamente sto cercando di usare questo strumento di comunicazione per descrivere la bellezza del posto dove vivo.