In distanti destini
ora mi consolo
lontano
dalla stasi dell'anima
dalla stasi dell'anima
reclinata in pose
insostenibili
insostenibili
al rigido corpo
riverso
sull'indeformabile
materia
della realtà
marcio
un piede avanti
ed uno perso
all'infinito
all'infinito
al passo
dell'età inconsolabile
dell'età inconsolabile
del “non ho fatto”
eppure
impermeabile
al rimpianto
vivo
la felicità
come un prestito
interiore
effimero
e passeggero
della vita
non come un dono
esterno
che alla fine
perdendo
rimpiangerei
questa anima
che forse
mi contiene
o che forse
come calco interiore
della mia fragilità
contengo
a volte
mi attraversa
in raggi
che chiamo
felicità.
Nessun commento:
Posta un commento